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La location ideale per immergersi in una vacanza di relax e esperienze uniche.
Il terrazzamento del Santuario di Giunone Sospita è composto da una serie di imponenti strutture architettoniche: un grandioso portico che seguiva le linee naturali del colle su questo versante (metà I sec. a.C.), una porzione di muro a nicchie in opera reticolata con porta che dava accesso a una serie di cunicoli (metà I sec. a.C.), una struttura in opera quadrata interpretata come pilone di un arco monumentale (II sec. a.C.?), una struttura in opera incerta (fine II- inizi I sec. a.C.), un Ninfeo in opera reticolata e con rivestimento in pietra pomice con annessa cisterna (metà I sec. a.C.).
Il portico partiva dal pilone in opera quadrata con direzione ovest e, dopo una piccola deviazione verso sud, seguiva per 120 mt. il lato della collina arrestandosi di fronte al muro a nicchie sopramenzionato.
Il portico realizzato con la tecnica dell’opus reticulatum è costituito da una serie di semicolonne doriche che presentano, alla stessa altezza, dei ricorsi in mattoni.
Era originariamente a due piani come dimostrato, grazie agli scavi condotti sul finire dell’800, dal rinvenimento, in posizione di crollo, della parte superiore delle volte che presentavano tracce di mosaico.
E’ ipotizzabile che anche il secondo piano del portico fosse composto da semicolonne di ordine dorico.
L’intero complesso architettonico cronologicamente si colloca alla metà del I sec. a.C. e la sua edificazione può essere messa in relazione all’ascesa di L. Licinius Murena, personaggio di origine lanuvina che nel 62 a.C. rivestì il consolato.
In fondo al portico c’è una porticina da dove si diparte una serie di cunicoli che alcuni identificano con la grotta in cui era custodito il serpente sacro a Giunone Sospita. Infatti sappiamo sia da Properzio (vedi box) che da Eliano (vedi box) che, nel Santuario, ogni anno all’approssimarsi della primavera, si svolgeva una cerimonia: alcune fanciulle dovevano porgere delle focacce a un grosso serpente che si trovava all’interno di un antro; se l’animale accettava il cibo offertogli dalla fanciulla (indizio della verginità di quest’ultima), si prospettavano raccolti fecondi; in caso contrario, la fanciulla (rivelatasi impura) veniva sacrificata per scongiurare la carestia.
Un’ipotesi da tener presente è che questo antro potrebbe essere localizzato, in base a dati toponomastici, in località Stragonello, il cui nome deriverebbe da Dragone e, non a caso, nelle succitate fonti antiche si parla di draco e di dracon.
Nella parte opposta, rispetto al Portico, si trovano i resti di una struttura in opera quadrata di peperino, secondo alcuni pertinente probabilmente a un arco di ingresso che immetteva nell’Acropoli, ma non è escluso che essa potesse avere qualche relazione con gli altari collocati esternamente al Tempio.
Vicino a tale struttura si rinvennero, durante gli scavi Savile, i resti di un gruppo marmoreo di statue equestri con lorica, oggi conservate al British Museum di Londra e al museo di Leeds, ad eccezione di un torso e di una testa con altri frammenti che si trovano invece al Museo Civico Lanuvino. Tali sculture sono state interpretate da Filippo Coarelli come una trasposizione marmorea di un gruppo bronzeo realizzato dallo scultore greco Lisippo, rappresentante Alessandro e i cavalieri caduti nella battaglia del Granico (334 a.C.).
L’opera si trovava, fino alla metà del II sec. a.C., nel Santuario di Dion in Macedonia, da dove Scipione Metello Macedonico la trasferì a Roma, dopo la conquista della stessa Macedonia. E’ probabile, secondo lo studioso, che la copia in marmo e la ricostruzione di tutto il santuario siano da attribuire a quel L. Licinius Murena console nel 62 a.C. e vittorioso, insieme a Lucullo, in Oriente contro Mitridate, in prossimità del Granico. L’opera dovrebbe quindi raffigurare Licinio Murena o Lucullo in qualità di “novelli” Alessandro Magno – e, al posto dei generali macedoni, gli ufficiali romani – ed essere letta, quindi, come una imitatio Alexandri.
Le strutture del II sec. a.C.
Attorno al 90 a.C. venne edificata, ad Ovest del Tempio, una struttura in opera incerta ubicata immediatamente alle spalle delle sei arcate del portico tardo-repubblicano ricostruite, agli inizi del ‘900, da Vincenzo Seratrice.
Di questa struttura, di cui abbiamo considerevoli testimonianze, notiamo l’orientamento del tutto diverso rispetto al portico di metà I sec. a.C. ed essa sembra essere piuttosto in relazione al bastione sinistro della porta meridionale che immetteva nell’acropoli di Lanuvium, collocato nella zona a S-O dell’impianto religioso.
Strutture murarie situate nel Parco della Rimembranza (primo terrazzamento del versante Ovest del Santuario di Giunone Sospita)
Le strutture murarie situate nel Parco della Rimembranza, pertinenti a tre fasi edilizie di epoca romana, sono visibili da Viale Giacomo Matteotti.
La I fase è costituita da un muro di contenimento in opera quasi reticolata di cui rimangono poche tracce evidenti, a causa dell’obliterazione che comportò, pochi decenni più tardi, la costruzione di un altro muro in opera non ancora perfettamente disposta a reticolo (II fase) e con speroni di rinforzo, con la stessa funzione di contenimento.
La terza fase è costituita da un allungamento degli speroni del muro di II fase con muri in opera reticolata e copertura a volta del soffitto.
Si viene così a formare una serie di ambienti simili, probabilmente adibiti alla vendita degli ex voto.
In merito alla cronologia delle tre fasi murarie, sulla base della tecnica edilizia impiegata (quasi reticolato per la prima fase, reticolato per la seconda e terza), criterio non sempre soddisfacente per definire le cronologie, le strutture murarie vanno con buona probabilità tutte circoscritte alla prima metà del I sec. a.C.
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